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Salvare le ossa di Jesmyn Ward

21A Bois Sauvage, Mississippi, in un avvallamento chiamato la Fossa, vive la famiglia Batiste, un padre, quattro figli, tre maschi e una femmina, un cane da combattimento, qualche gallina, in passato, ogni tanto, anche un maiale, una casa scalcinata, insetti e sporcizia ovunque. La madre non c’è più, morta dissanguata dal parto dell’ultimo figlio, Junior, e la sua assenza è un costante vuoto incolmabile.

Il padre, per lo più dedito all’alcool, incurante dei propri figli, è fissato con gli uragani, ne sente l’arrivo, ne percepisce il crescente pericolo e cerca di convincere la famiglia ad organizzarsi per correre ai ripari come meglio possibile, raccogliendo legna e rottami di ogni genere per rinforzare la struttura di una casa che tutto sembra fuorché solida e ben piantata sulle proprie fondamenta.

Dodici giorni nella Fossa, dieci prima e due dopo Katrina, con la voce di Esch, l’unica femmina del branco, che ci racconta cosa vuol dire aspettare l’arrivo di un uragano in un posto dimenticato da Dio, dove il caldo ti si scioglie addosso e la vita lotta con le unghie e con i denti, a dispetto di tutto, per rimanere in piedi a qualunque costo.
Esch ci porta nella Fossa, dove il senso di sospensione del tempo, in attesa dell’arrivo di Katrina, quest’uragano che ha il nome di una donna e si prospetta essere tra i peggiori, questo presagio di morte che incombe sulla terra, se la gioca con le vite di tutti: Randall, il fratello maggiore, occupato a prendersi cura di Junior, il più piccolo, coltivando al contempo la speranza di guadagnarsi un posto al college giocando a basket; Skeetah, indissolubilmente legato a China, il suo pitbull da combattimento che, fresca di parto, è in bilico tra i suoi due istinti più ancestrali, quello della lotta e quello materno di feroce protezione dei cuccioli; ed Esch, la voce narrante, l’unica donna di questa storia di amore e guerra, che scopre di essere incinta di Manny, del quale è innamorata, ma per il quale lei non conta nulla se non per il sesso. Esch, che, leggendo gli Argonauti, porta la forza del mito in ogni parte di questa storia, trascinandoci tra lacrime, dolore e amore, e lasciandoci, alla fine, abbandonati alla più totale commozione.

Legherò i pezzi di vetro e mattone con lo spago e appenderò i frammenti sopra il letto, in modo che brillino nel buio e raccontino la storia di Katrina, la madre che è entrata nel golfo come una regina per portare la morte. Il suo carro era una tempesta terribile e nera, e i greci avrebbero detto che era trainato dai draghi. La madre assassina che ci ha feriti a morte e tuttavia ci ha lasciati vivi, nudi, stupefatti e raggrinziti come bimbi appena nati, come cuccioli ciechi, come serpentelli appena usciti dal guscio, affamati di sole. Ci ha lasciato un mare buio e una terra bruciata dal sale. Ci ha lasciati qui perché impariamo a camminare da soli. A salvare ciò che possiamo. Katrina è la madre che ricorderemo finché non arriverà un’altra madre dalle grandi mani spietate, sanguinaria.

Katrina fu il più dannoso ciclone mai arrivato negli Stati Uniti e il terzo più potente di sempre mai registrato nello stesso territorio. Furono interessati dall’uragano gli stati orientali della Florida, del Mississippi e soprattutto della Louisiana. Morirono in pochi giorni più di 1.800 persone, in decine di migliaia furono costretti a fuggire dalle proprie case: buona parte di loro non ci è mai tornata. La città più colpita in assoluto da Katrina, anche a causa della sua posizione parzialmente al di sotto del livello del mare e sulle rive del lago Pontchartrain, è stata New Orleans, una delle principali città della costa: fra la fine di agosto e l’inizio di settembre l’80 per cento della città finì sott’acqua e almeno 400mila persone – praticamente l’intera popolazione della città – furono invitate a lasciare la propria casa. Il guaio principale fu che molti non avevano la possibilità di farlo.

Jesmyn Ward vive in Mississippi, dove insegna scrittura creativa alla Tulane University. Salvare le ossa ha vinto il National Book Award nel 2011, e il memoir Men We Reaped è stato finalista al National Book Critics Circle Award. Con il suo ultimo romanzo, Sing, Unburied, Sing, Jesmyn Ward ha vinto il National Book Award per la seconda volta, prima donna dopo scrittori come William Faulkner, John Cheever, Bernard Malamud, Philip Roth, John Updike. NNE pubblicherà anche gli altri due capitoli della Trilogia di Bois Sauvage.

“Questo libro è per Medea, che va incontro a Giasone tremante nel vento, per chi dopo la pioggia pesca a mani nude i girini nei fossi, per chi gioca a nascondino nelle stanze di vapore tra lenzuola stese ad asciugare, e per chi corre mano nella mano con suo fratello, ogni passo il balzo di un uccello che si alza in volo.”

SALVARE LE OSSA – JESMYN WARD

NN EDITORE
TRADUZIONE DI: Monica Pareschi
PREZZO DI COPERTINA: € 19,00

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